Gay & Bisex
Love Boat
di SergioMessina
02.11.2024 |
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Nico trovò la cosa divertente, anche se si sentiva tremendamente in imbarazzo, rimase li..."
(Anche se descrive luoghi e contesto reali, questo racconto è di fantasia.)Rimanere senza lavoro a quaranta anni, con le rate dell'auto da pagare, è una grave iattura. Nico non si dava pace e si mise a cercare lavoro come a cercare l'acqua nel deserto. I lavori che gli proponevano erano però sempre poco seri o proprio delle gran fregature, che promettevano chissà cosa, per poi rivelarsi un bidone.
La proposta seria arrivò attraverso un amico di suo padre. Si trattava di fare l'elettricista in una grossa nave da carico. Avrebbe dovuto fare un corso di un mese, e subito dopo lo avrebbero assunto, con un contratto che però prevedeva un ciclo continuo di lavoro sulla nave per circa 4 mesi di fila. La paga era eccezionalmente buona, e quindi alla fine Nico accettò di farlo.
Il primo giorno sulla nave fu surreale perché nessuno parlava l'Italiano, e Nico, pur avendo, al momento dell'assunzione, detto di parlare fluentemente l'inglese, a malapena conosceva qualche parola. Si esprimeva quindi in modo maccheronico e ne capiva ancora meno, offrendosi a clamorosi equivoci. In quell'ambiente si sentiva un pesce fuori dall'acqua, ed il fatto di dover trascorrere ben quattro mesi in quella situazione, in cui non poteva neppure scambiare una parola, lo rattristava molto.
L'unico che parlava qualche parola d'Italiano, pur essendo di nazionalità greca, era il cuoco, ma troppo indaffarato per mettersi con lui ad insegnargli qualcosa d'inglese.
Il lavoro non era difficile, e nei rari casi in cui veniva chiamato riusciva a risolvere abbastanza celermente. Aveva quindi molto tempo libero che cercava di impiegare aiutando gli altri, più che altro il cuoco. Così c'era anche la possibilità di scambiare qualche parola.
Il cuoco era un ragazzo greco sui 38 anni, abbastanza carino di viso, ma con un corpo tarchiato e vistosi rotoli di grasso sui fianchi, messi ancora più in evidenza dal suo modo di vestire di bianco. Non portava mai le mutande sotto i pantaloni, diceva perché molto spesso doveva adoperare il forno e la temperatura li in cucina si alzava parecchio. In quel modo rimaneva più fresco.
Molto spesso in cucina veniva un ragazzo filippino. Un tipo un po' strano che non si capiva cosa volesse. Si soffermava un attimo, scambiavano qualche sguardo col cuoco, e poi andava via.
Fu la seconda o la terza settimana che Nico capì meglio cosa cercasse il filippino dal cuoco. Entrando improvvisamente nella cucina, li beccò in situazione equivoca: il filippino nudo ed il cuoco con i pantaloni abbassati.
Nell'imbarazzo generale, non seppe che dire e si allontanò subito.
Il filippino era un ragazzetto imberbe di 20 o 25 anni. Minuto di fisico, braccine e gambine magre, ma abbastanza piacevole. Sulla nave aveva il compito più umile: lavava la biancheria sporca e rassettava le camere e gli ambienti comuni, compresi i bagni.
Nico non era sorpreso più di tanto che ci fossero situazioni del genere sulla nave. D'altra parte si stava via per ben 4 mesi, ed era abbastanza naturale che qualcuno più esuberante sessualmente cercasse qualche sfogo.
Qualche sera, aveva già visto sto ragazzo aggirarsi per le camere, ma malgrado pensasse che fosse li per ritirare lenzuola, mutande e calze sporche, qualche sospetto gli era già venuto.
A Nico gli vennero in mente certi suo trascorsi dissoluti, avvenuti quando era ancora ragazzino: lui ed un suo amico approfittavano spesso dei favori di un altro ragazzetto del vicinato, che gli faceva dei pompini. Dovevano essere situazioni simili quelle che avvenivano sulla nave. E vabbè, chi se ne frega!
Quando rivide il cuoco, gli fece subito capire che a lui importava poco di quanto aveva visto e che non voleva rovinare la loro amicizia per una cosa tanto stupida. E comunque erano affari suoi quelli.
Il cuoco ne fu felice e sollevato. Temeva che Nico avesse raccontato tutto al comandante della nave. Anche se alla fine non è che fosse una cosa così grave, è pur sempre spiacevole mettere in piazza certe cose.
Così avvenne che, tutte le volte che arrivava il ragazzo filippino in cucina, Nico si allontanava qualche ora.
Finché un giorno il cuoco, con un sorrisetto sulle labbra, gli disse:
"Guarda, se vuoi, per noi puoi pure rimanere."
Nico trovò la cosa divertente, anche se si sentiva tremendamente in imbarazzo, rimase li.
Il cuoco, da prima si sbottonò la patta dei pantaloni, e poi afferrò la testa del ragazzo, lo fece mettere in ginocchio e glielo diete da succhiare. Lo uscì che era sul barzotto, ma nel giro di qualche minuto gli venne così duro da farsi largo persino in gola. Il filippino, evidentemente ben abituato a prenderlo in bocca così profondo, pur avendo forti conati, non mollava, e si prestava al gioco con una certa voglia. La cosa andò avanti un bel po'. Mentre il ragazzo schiumava dalla bocca, il cuoco continuava a spingerlo sempre più profondo. Poi lo mollò, e lo aiutò con la mano per farlo rialzare da quella posizione in ginocchio, forse per paura di sborrare troppo presto.
Il ragazzo, alzatosi, si spogliò completamente, mise i suoi vestiti sul davanzale sotto l'oblò, e poi, come a seguire un copione, si appoggiò sulla sedia vicina con le mani, offrendo il suo culetto liscio al cuoco.
Il cuoco iniziò sputandogli in mezzo alle chiappe, per poi strofinargli li cazzo contro il buco per qualche minuto. Quando vide che la cagnetta fremeva dal desiderio di prenderlo dentro, si mise un preservativo e lo ficcò dentro rigirando il bacino per farsi largo. Gli entrò nel giro di pochi secondi, e senza tanto disagio da parte del ragazzo, anche se il cuoco in effetti aveva un gran cazzo.
Lo scopò alla me ne frego, entrando ed uscendo più volte dal suo culo, che faceva anche strani rumori. Probabilmente gli entrava aria e quando lo tirava fuori questa tendeva ad uscire. Il ragazzo, per nulla imbarazzato dalla cosa, godeva come una porca. Il suo pisello piccolino, molto storto in su, quasi accostato all'addome, era durissimo e bagnato. La porcellina era in estasi. Il suo godimento da culo era estremo, che quasi lo faceva sborrare senza toccarsi.
Poi il cuoco lo tirò fuori, prese di peso il ragazzo in braccio e lo adagiò su un fianco sul tavolo dove preparava i piatti da portare in tavola. Glielo spinse nuovamente dentro, lui in piedi, ed il ragazzo sul tavolo, su un fianco, ginocchia al petto e culo appena sporto fuori dal bordo del tavolo. Posizione strana ma efficacissima. Il mare si stava alzando non di poco, e quel movimento su e giù dovuto alle forti ondate, li cullava e contribuiva a rendere il loro amplesso anale ancora più piacevole e porco.
Lo ha fottuto così per più di 10 minuti.
Poi iniziò ad imprecare in greco, tolse il preservativo, lo fece girare velocemente verso lui, e gli scaricò tutto in bocca, mentre il ragazzo si masturbò velocemente e venne tutto sul tavolo, nel giro di pochi secondi dopo.
Quella scena aveva colpito moltissimo l'immaginazione sessuale di Nico. Il suo cazzo era diventato duro. Fu un attimo: il ragazzetto si stava rimettendo le mutandine, ma era davvero un peccato non approfittarne di quel momento così porco e dissoluto.
"Vieni qua bello. Adesso tocca a me."
Disse Nico al ragazzo filippino, che rassegnato alla cosa, si ritolse le piccole mutandine e si dispose in posizione a tergo.
Nico era già durissimo, quindi non fu necessario manco il pompino. Il cuoco gli porse un preservativo colorato di giallo già scartato, che indossò in pochi secondi. In altrettanti pochissimi secondi gli fu tutto dentro a quel culetto ormai del tutto dilatato e umido.
Lo stava fottendo già da 5 minuti, quando Nico sentì la mano del cuoco toccargli una delle chiappe, poi passare all'altra, per poi andare al centro del solco del culo per accarezzargli l'ano. Poi umettò tutto con la saliva e gli fece scivolare il dito indice dentro. Questa cosa del dito nel sedere gliela aveva già fatta una delle sue ragazze, ma un uomo mai. Il cuoco lo ravanava anche in modo profondo, ma era piacevolissimo ed ha lasciato fare.
In quella situazione così porca, col dito nel culo ed il suo cazzo dentro quel culetto spalancato, col mare agitato e la nave che beccheggiava, Nico non riuscì a durare tantissimo. Gli venne dentro nel giro di pochi minuti, mentre la cagnetta, col buchetto tutto bagnato, ansimava vogliosa e languida, finì per ansimare pure lui godendo del suo orgasmo a livello prostatico.
"Adesso si è fatto tardi ed ho da fare, ma questa notte il mio compagno di camera è di turno: se volete passate da me che ci divertiamo." Disse Nico.
(il racconto prosegue nel secondo capitolo)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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